Giancarlo SABO nasce a Gorizia nel 1967 e vive e lavora a Mariano del Friuli (Gorizia). Fin dal secolo XVIII la località friulana aveva sviluppato un fine artigianato su legno, così apprezzato dall’imperatrice Maria Teresa d’Austria da istituire a Mariano del Friuli una Scuola d’Arte. In quest’ambiente fortemente educativo e di raffinata pratica artigiana, che era anche quello della sua famiglia, Giancarlo SABO compie la sua formazione e crescita artistica, poi rafforzata e ampliata da molto studio e continua applicazione, nel contempo si confronta con le vivaci koinè di artisti e intellettuali friulani e veneti.
Giancarlo SABO appartiene alla sfera dell’arte concettuale. Il suo lavoro nasce da un pensiero, una riflessione profonda che inizialmente fissa su un foglio di carta, prende forma in un singolare bozzetto e con materiali e tecniche multiformi diventa compiuta SCULTURA.
Dagli esordi nei primi anni novanta a oggi, i temi delle opere di Giancarlo SABO manifestano la sua costante analisi sulle ragioni e sugli accadimenti della propria esistenza e, di riflesso, dell’esistenza degli altri, nella consapevolezza che in particolare l’interiorizzazione dei fatti reca i più significativi e indispensabili mutamenti nella vita dell’uomo.
Giancarlo SABO lavora il legno, i metalli, l’acciaio, le resine e usa tecniche tradizionali e innovative. Le sue SCULTURE declinano in forme e formati diversi: all'uomo riconosce le caratteristiche della lotta e della fatica, alla figura femminile quelle della determinazione e della voluttà, mentre agli oggetti variamente associa i concetti di spiritualità, edonismo, energia.
Giancarlo SABO SCULTORE suscita interesse e consenso attivo nel pubblico e nella critica d’arte. Negli ultimi anni della sua vita Giorgio Segato sostenne con molta stima il suo lavoro. Nelle sue SCULTURE il noto critico padovano riconosceva degli articolati processi interni di trasformazione e dissolvimento della materia che, come spiega l’artista, "Sono davvero reali e conducono al raggiungimento della purezza formale ed emotiva che ogni opera d’arte, intimamente, possiede e svela nella perfetta dualità di luce e poesia".
Monica Castellarin, storico dell'arte, curatore (Padova, 2019)
Attorno all’essere umano, alle sue paure e debolezze, ai suoi slanci e alle sue vertigini, ruota l’arte di Giancarlo Sabo, scultore dallo stile eclettico ed eterogeneo, intensamente coinvolto dalla duttilità e plasticità della materia e dalle sue potenzialità, che indaga con puntuale attenzione, e che esplica in opere apparentemente distanti e antitetiche. Apparentemente perché tutte sottendono invece una riflessione condivisa e costante della natura umana, mediata da esperienze personali, approfondimenti che diventano scelta precisa, andare al nocciolo della questione cercando un equilibrio tra forma e contenuto.
Nella scultura di Sabo, fin dagli esordi, s’incontrano opere prettamente geometriche ed essenziali, riconducibili alla forma della scacchiera, in un’alternanza di pieni e vuoti, di bianco e nero, di presenza e assenza, metafora dell'esistenza di ognuno di noi, ben definita nel minimalismo di lavori come D.N.A., Relatività, Modulo base, Morte-Vita, Presenza implicita, Scacchiera Aerea, quest’ultima esplicita denuncia riferita alla strage del Cermis. Se, in questo caso, i riferimenti sono alla cronaca, è soprattutto a una società da cui non si può prescindere e che richiede sempre maggiore considerazione che si rivolge Sabo, che auspica un’esistenza più sobria e misurata, più attenta alla spiritualità che alla materialità delle cose, attraverso una scultura chiara e poetica allo stesso tempo. Le opere Torri e Possesso materiale, si possono riportate all’idea distorta di potere, la prima realizzata da monete sovrapposte che compongono vere e proprie torri di denaro che si ergono sottili e all’apparenza instabili, ma ben piantate su un terreno di competizione e possesso. È invece un uomo che cinge con forza un cubo, quasi a volerlo incorporare, il piccolo bronzo dalle fattezze classiche che ci ricorda i limiti e la pericolosità del possesso. La forma assume altre connotazioni in opere come Desiderio, dove Sabo mantiene intatto l’interesse per il gioco dei vuoti e pieni, della penetrabilità della scultura, utilizzando sottili elementi in acciaio inox saldati che formano un bambino che porge una palla. Il desiderio è tutto in quel gesto di fiducia, nel prossimo, nel futuro, in un nuovo mondo che spetta proprio ai giovani costruire.
Il simbolismo è evidente, come l’idea che solo liberandosi dell’inutile, del troppo che atterrisce la creatività e l’anima, si può giungere all’essenza delle cose e del pensiero, ed è proprio in questo sguardo rivolto all’interno, dopo una puntuale analisi di ciò che ci circonda, natura compresa, che nascono opere come Introspezione o Indesiderato, con la figura umana baricentro delle opere. E se la fluidità delle forme si manifesta in raggi di rame e ferro arrugginito che fluttuano nello spazio a descrivere energie contrastanti, e reti metalliche a trattenere il corpo, è nella scelta di mettere l’uomo al centro, non in quanto egoriferito, ma come parte di un tutto che travalica il visibile, e per questo ancora più intimo e significativo.
Sotto il profilo tecnico, Giancarlo Sabo, che è anche un ottimo disegnatore, si conferma un profondo conoscitore di materiali, dal legno al metallo, dall'acciaio alle resine al pvc, che plasma e risolve sempre in maniera molto personale, riuscendo ad imprimere le giuste coordinate per l’interpretazione delle sue opere e guidandoci negli abissi che ognuno di noi è disposto a sondare.
Cristina Feresin, critico d'arte (maggio 2022)
La creatività di Giancarlo Sabo oscilla tra minimalismo, figurazione e visioni fantascientifiche, tra realismo, memorie e tregue metafisiche. Essenziale nel suo percorso linguistico sono la frattura, lo spostamento, l’andare e il venire, che ci segnalano un lavoro di scavo in più direzioni, interiori e parallele, tra spazi materiali e mentali. “Dalla scultura come forma alla scultura come struttura per approdare alla scultura come luogo”, è la famosa frase entrata nei manuali di storia dell'arte con cui Carl Andre ha spiegato il senso della sua opera. “L’arte è stato d’animo angelico, geometrico. Essa si rivolge all'intelletto, non ai sensi”, sosteneva invece Fausto Melotti. La direzione in cui si muove Giancarlo Sabo salta, scarta e vibra con grazia tra questi estremi. Il materiale e la visione sono l’essenza del suo lavoro. La necessità di una relazione fisica e reale con i materiali, che corrisponde alla necessità di un’esperienza concreta dell’opera d’arte, addita una via importante e sempre attuale alla fruizione della scultura e dell’arte in generale. I materiali non vengono mai presentati per quello che sono ma trasformati in funzione di una sintesi, per la carica di suggestione che possono trasferire. Le opere nascono quindi dall'immaginario e dallo sconvolgimento e coinvolgimento dei materiali, che si trasformano in ritmo musicale e dimensione poetica.
Giuseppe Raffaelli, critico d’arte (Cividale, 2012)
La tensione creativa di Giancarlo Sabo si innesta in una formazione che, nel tempo, si è consolidata a contatto con il legno, da cui si è diramata poi in una serie cospicua di opzioni, capaci di testimoniare del carattere eclettico della sua ricerca. Le esperienze plastiche si sviluppano su molteplici piani in uno slancio scultoreo, teso a conoscere in profondità la materia, dopo averne assunto i principali fondamenti in una sperimentazione sostenuta dalla necessaria passione e fervore di ricerca. In tal senso il lavoro è andato avanti negli anni recenti con un interesse preciso alla scelta del medium secondo le intenzioni progettuali, che hanno investito numerosi aspetti della realtà (interna ed esterna), in un racconto impiegato a mobilitare la geometria, la figura umana e diversi aspetti dell’esistente. Le polarità entro cui si muove lo scultore sono, da una parte, la figurazione con un accento sul valore espressivo dell’immagine che si snoda nello spazio descrivendone le motivazioni specifiche del soggetto trattato; da un’altra parte, la costruzione concettuale riferita spesso all'idea dell’involucro, dell’avvolgimento che non chiude, ma lascia entrare la luce in attraversamenti multipli. In questo caso la scultura assume maggiormente il tono di installazione e, sulla scorta di più materiali, porta l’autore a una sintesi nella quale è leggibile uno sguardo sulla realtà che, da un’opera all'altra, si fa ironico, problematico, contemplativo, simbolico. L’artista è in una fase di maturazione che gli consente di far tesoro di tutte le precedenti acquisizioni per l’approdo a un’arte che già si rivela ricca sul piano della logica costruttiva, densa su quello dei concetti-base della sua poetica.
Enzo Santese, critico d’arte (Remanzacco, 2010)
L’opera di Giancarlo SABO è strettamente legata all'essere umano nella sua dimensione esistenziale e spirituale. La sua ricerca interiore lo porta a scegliere materiali di natura diversa ai quali chiede di raggiungere, attraverso le tecniche più idonee, quell'essenzialità poetica e strutturale che approda a lidi di pura luce.
Giorgio Segato, critico d’arte (Padova 2006)